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Il Giornale dell'Architettura - Newsletter 118. Auspici per il 2018 (e oltre)
21/12/2017
nel congedarci da Voi per darVi appuntamento a gennaio, ci piace soffermarci, per fotografare l'anno che va chiudendosi, su un confronto tra due opere, inaugurate quasi in contemporanea, fuori dal mondo occidentale (e delle quali non ci siamo occupati perché non abbiamo avuto modo di raccontarVele di persona): lo Zeitz MOCAA a Città del Capo e il Louvre Abu Dhabi.
Due musei che, a vent'anni esatti dal Guggenheim di Bilbao, potrebbero essere assurti a paradigma della fine di un'epoca (o quanto meno, di un atteggiamento) e, si auspica, dell'affermazione di un'altra. Da un lato, negli Emirati Arabi Uniti, l'intervento di un archistar (Jean Nouvel), immagine brandizzata di un marketing culturale da globalizzazione pre-trumpiana, realizzato nel nulla del deserto, laddove da tempo la scintillante bolla immobiliare ha mostrato più d'una crepa. Dall'altro lato, in Sudafrica, un intervento firmato da un architetto quasi giovane (47 anni), che ha già dimostrato di avere qualcosa da dire (Thomas Heatherwick), per un radicale riciclo (che è più d'un recupero) d'un edificio industriale in un waterfront semiabbandonato, vetrina dell'arte contemporanea d'un continente emergente. Un intervento rude e brutale, per certi aspetti "anti-grazioso", che non si perde nel compiacimento del dettaglio, quasi emblema di una "cucina degli avanzi" che guarda con qualche scrupolo in più al martoriato suolo del nostro piccolo e finito Pianeta.
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