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Il Giornale dell'Architettura - Newsletter 121
25/01/2018
I due articoli in evidenza questa settimana sollevano numerosi spunti di riflessione e presentano un punto in comune: la capacità dell'architettura (e della città) di saper "reggere" e interpretare - o meno - delle narrazioni. A New York, nonostante gli eccessi, le speculazioni o le mediocrità di certi progetti recenti, riesce comunque a prevalere la matrice culturale della città, che diventa paradigma del cambiamento. Una condizione che, nell'osservatore, diventa esperienza di fruizione unica, a dispetto dell'omologazione dilagante delle downtown mondiali. A Bologna, invece, l'operazione di FICO semplifica, banalizzandola, la rappresentazione di un Paese e delle sue eccellenze, restituendo così al visitatore (consumatore) l'esperienza déjà vu dello shopping. Eppure, le premesse architettoniche del primo Eataly - a Torino, con la riabilitazione dell'ex distilleria Carpano su progetto di Negozio Blu Architetti Associati - furono ben altre: poi, l'aspetto commerciale dell'operazione ha superato di gran lunga quello culturale…
Siamo, dunque, lontani dall'impegno civile che ha caratterizzato il lavoro, sempre in collaborazione, di Osvaldo Piacentini - ricordato da una mostra proprio a Bologna -, o le invettive dell'appassionata militanza critica di Bruno Zevi, di cui ricorre il centenario della nascita e di cui torneremo a occuparci durante l'anno.
Infine, raccontando dell'avvio - dal Belice in occasione del 50° del terremoto - di Arcipelago Italia, che rappresenta la partecipazione italiana, per la cura di Mario Cucinella, alla prossima Biennale di Venezia, come di consueto, Vi accompagneremo verso l'appuntamento lagunare che si apre a fine maggio con anticipazioni e interviste.
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