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Il Giornale dell'Architettura - Newsletter 131
05/04/2018
Questa settimana proseguiamo il tour nella Milano del lavoro, scoprendo che il lato "liquido" (per dirla alla Bauman) del fare presenta riverberazioni, non solo, come prevedibile, nell'organizzazione fluente degli spazi, ma anche nell'ibridazione delle funzioni e dei modi d'uso (tra tempo libero, fashion e gourmet), nonchè in un'ostentazione di trasparenza che, in nome delle performance fisico-ambientali dell'edificio, talvolta dimostra fin troppa disinvoltura nei confronti delle eventuali preesistenze di pregio. Una simile disinvoltura rischia anche di connotare il recupero dell'ex foro boario di Padova, seppur vincolato, con il Comune "prono" di fronte ai danari sventolati dall'unico investitore privato che dimostra di avere la forza d'intervenire.
Dal basso prova, invece, ad innescare azioni di rivitalizzazione urbana il progetto Actopolis, operando in realtà difficili e lacerate come quelle di tre capitali balcaniche, di cui segnaliamo gli esiti.
La visita alla mostra su Giacomo Quarenghi, poi, porta ad alcune considerazioni sulla valenza didattica del disegno di architettura, che dovremmo ritrovare anche in una delle sezioni speciali della Biennale di Venezia. E, a proposito di Biennale, anticipandoci la propria partecipazione nazionale, sembra davvero che la Cina abbia mutato la rotta d'avanguardia dalle metropoli ai valori antropologici dei territori rurali, non più considerati alla stregua di serbatoi a perdere per l'omologante colonizzazione urbana.
Infine, siamo lieti d'inaugurare una prestigiosa collaborazione con IN/Arch, che qui presenta temi ed obiettivi dell'imminente Congresso nazionale, l'11 aprile a Roma.
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